Musico-terapia - Capitolo 3 - Opinioni

Scritto da Nelson il 26/Sep/2010 alle 15:00

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Opinione 1: Musicoterapia nel ritardo mentale (Moretti G. - Direttore scientifico IRCCS)

La prima opinione solleva alcuni temi fondamentali. Prima di tutto il supporto che la musico-terapia innegabilmente dà alla medicina nei casi di ritardo mentale, in quanto essa agisce fondamentalmente sulla sfera educativa-comportamentale che nei malati di questo tipo ha un valore affettivo elevato. Ciò fa di questa tecnica un qualcosa di più che una banale modalità ricreativa, in quanto la sua azione fa sì che il Sè rimanga pervio affinchè sia in grado di ricevere, elaborare ed espellere.

Lʼattenzione però viene posta sul termine terapia che secondo questa prima opinione è di suffisso alla parola musico-terapia solo per funzione nobilitante. La musicoterapia è indispensabile non già per curare o guarire il malato ma per tenere attivo il Sè ma tecnicamente non è una terapia poichè non richiede un assetto terapeutico (ovvero non ci sono procedure fisiche, farmacologiche, radiologiche o chirurgiche).

Opinione 2: La musico-terapia non esiste (Gaita D. - Psichiatra, Psicoanalista)

La seconda opinione prende in considerazione la musico-terapia sotto una riflessione psicoanalitica basata sullʼillusione terapeutica. La musica quì assume il significato di un riconoscimento, di un ritrovamento di un oggetto rimosso.

Quello che ci muove verso di essa è la ricerca di questo oggetto che può essere il primo amore come il viso della madre. Una volta perso questo determinato oggetto si fa forte in noi la voglia di sostituirlo e grazie alla musica abbiamo lʼillusione di averlo sotto le mani.

A ridosso di tutto ciò il musicoterapeuta deve essere quindi conscio che, oltre a questo, nella musica non cʼè nientʼaltro e quindi dovremmo tutti stare bene attenti a non farne una medicina miracolosa.

Nel lavoro coi pazienti, infine, la musica non è nientʼaltro che uno strumento secondario in quanto essa pone in noi significati oggettivi (sia sul paziente che sul terapeuta) ai quali non possiamo sottrarci. A causa di questi ultimi il lavoro del “musicoterapeuta” quindi può essere solamente quello di indirizzare il paziente verso le proprie risonanze inconsce.

Opinione 3: Lʼinventiva del terapeuta come fattore di terapia (Montinari G. - Psichiatra, Psicoterapeuta)

La terza opinione prende in considerazione la creatività e la terapia sotto il lato antropologico. Lʼarte e la psicoterapia hanno un origine comune derivata dai primi riti antichissimi nei quali erano incluse tutte le manifestazioni che sarebbero poi diventate la religione, la medicina, le arti figurative, che col passare del tempo si sono progressivamente distanziate. Infatti possiamo notare che le modalità strutturali di una seduta terapeutica sono le stesse di un rito, fatte allo scopo di rassicurarci e di curarci esistenzialmente.

Quindi il processo terapeutico come ogni rito si muove attraverso due movimenti che rappresentano lʼapertura e la chiusura del rituale. Punto fondamentale di esso è il processo creativo. Lʼarte, al suo interno, ha la capacità di costringere i sintomi irrigiditi e muti a parlare e a trasformarsi in qualcosa di fruibile a tutti che è anche allo stesso tempo un contatto estetico gradevole. Lʼarte quindi esplica lʼinconscio e gli da un carattere obbiettivo.

 

 

Opinione 4: Il senso estetico e la sofferenza psichica. Accostamento stridente o scommessa terapeutica? (Giordano E. - Psicologa, Arteterapeuta)

La quarta opinione analizza in generale il lavoro dellʼarteterapeuta. Egli ha come obbiettivo la terapia del paziente attraverso la ricerca del bello ed è proprio questa ricerca che risolve uno dei problemi fondamentali dei pazienti ovvero il rifiuto del fare. La proposta di fare qualcosa di bello possiede molte più chances di essere accolta e di mobilizzare il paziente perchè indubbiamente in esso vi è una forza trainante che agisce su qualche corda intima e profonda e che opera così al nostro posto dallʼinterno.

Altra caratteristica è lʼeffetto ludico che propone una realtà incorniciata meno estranea ed angosciante. In ogni caso lʼoggetto creato anche se non esteticamente perfetto è sempre un qualcosa tendente al bello e si può solo sperare che il paziente impari ad utilizzare metri di ricerca anche nella realtà che lo circonda. Lʼarte-terapia quindi è un mezzo attraverso il quale anche chi è affetto da sofferenza psichica è in grado di ricercare il proprio senso estetico che diventa, a questo punto, un diritto fondamentale per ogni persona.

Nelson