Un anno di Beatles (terza parte)

Scritto da DanieleBazzani il 05/Dec/2010 alle 23:30

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Nell’Aprile del 1964 arrivano ad avere ben 5 singoli ai primi 5 posti delle classifiche Usa, la cosa ha dell’incredibile se si pensa che l’Inghilterra era da sempre terra di conquista (musicalmente parlando) degli americani. La classifica vedeva "Can't Buy Me Love", "Twist and Shout", "She Loves You", "I Want to Hold Your Hand", e "Please Please Me" nell’ordine, ma i singoli nella Top 100 erano addirittura 12!

La nostra analisi prosegue su questo materiale:

20/03/64  Can't Buy Me Love b/w You Can't Do That (45 giri)
19/06/64 Long Tall Sally/I Call Your Name/Slow Down/Matchbox (EP)
10/07/64  A Hard Day's Night b/w Things We Said Today (45 giri)
10/07/64  A Hard Day's Night (LP)

Ancora una volta, da una canzone, la storia della band.

“I Call Your Name” è un brano davvero importante nell’analisi di ciò che accadeva: ha tutte le caratteristiche di un Blues, ma non lo era, ha anche quelle del rock’n’roll, senza esserlo, e ha le stigmate del Pop, da loro inventato in quei giorni.

Del Blues troviamo il testo disperato di chi piange la propria donna, persa per un errore commesso: “Oh I can’t sleep at night, but just the same, I never weep at night, I call your name”, ma come nel Blues non c’è solo tristezza, il bluesman canta la sua desolazione con il sorriso sulle labbra, come Lennon fa ora.

Del Blues troviamo la struttura ad accordi di VII°, ma stravolta come spesso abbiamo visto accadere, nella successione degli accordi e nella loro scelta, maggiori e minori mischiati con cura.

Del rock’n’roll troviamo la libertà dei ragazzi bianchi di appropriarsi della musica dei neri, ma nel loro caso è meno sfacciata: dove Elvis ha letteralmente rubato “That’s Alright Mama” da Arthur Crudup, eseguendola nota per nota fedele all’originale, i Beatles, prendono, modificano, trasformano, rendono nuovo qualcosa di preesistente.

Del Pop troviamo tutto, il testo d’amore per una ragazza, il ritmo coinvolgente, i suoni splendidi con la 12 corde di George che sarà poi usata da molti dopo di lui, la struttura armonica nuova e fresca. Come se non bastasse, il brano ha tre (!!!) cambi di tempo: non solo quello fra strofa e ritornello, ma uno davvero notevole sul solo di chitarra, la band passa da un tempo dritto a uno shuffle per poi tornare subito indietro, sono cose a cui non facciamo abbastanza attenzione, era il 1963.

Per non parlare di “You Can't Do That” che utilizza gli accordi di settima dominante e quelli maggiori e minori come fossero una cosa sola, con l’aggiunta del 7b/9+ sotto il verso “Because I Told You Before”, accordo che Hendrix anni dopo rese un suo marchio di fabbrica, qui è esibito con nonchalance, quasi buttato lì.

La puntata potrebbe finire, ma non lo farà. Quelle appena descritte non sono neanche le canzoni più importanti!

 

 

Che dire infatti di “Can't Buy Me Love”, con Paul che sforna una delle sue leggendarie performances e molti degli elementi trovati nell’analisi precedente validi al 100% anche in questo caso? Un Blues, ma tutto sembra, tranne che quello. Anche perché inizia con Mim/Lam/Rem/Sol/Do. Non proprio la tipica struttura della musica del diavolo.

A Hard Day's Night è il primo lavoro solo di brani originali, e ancora una volta (e succederà fino al 1970) resta fuori un pezzo notevole come quello di cui abbiamo scritto in apertura. L’accordo di apertura della title track ha scatenato ridde di ipotesi sulla sua composizione (è un Sol7/4), e la struttura armonica con il cambio di tonalità fa parte di quel grande meccanismo che ha stravolto la musica. Andate a sentire come finisce e ne riparliamo.

E molto moderna è la troppo sottovalutata “When I Get Home”, che cambia mood 2 o 3 volte, passando dal rock’n’roll al rhythm’n’blues al pop più sfrenato, tutto nel giro di due minuti, su ogni cambio di accordo si avvertono decenni di composizioni successive di altri autori. “I’ll Be Back” passa dal maggiore al minore di continuo e nel giro di un paio di accordi, ma non ce ne accorgiamo fino a quando non proviamo a suonarla.

Quello che notiamo ancora una volta è la grande varietà di composizioni, si spazia dalla splendida melodia di “If I Fell” e “And I Love Her” alla forza trascinante di “Tell Me Why” e “Can’t Buy Me Love”, in tutto il lavoro si osserva un livello medio delle composizioni che è sempre più alto, la melodia non è mai banale e della parte armonica abbiamo già sottolineato esempi lampanti di innovazione.

I testi iniziano poi a farsi un po’ più maturi, non c’è solo la voglia di conquistare le ragazzine con semplici frasi d’amore: in “Anytime At All” si offre la propria spalla all’amico (o amica) che ne avesse bisogno per piangere, “Can’t Buy Me Love” è chiaramente indirizzata a tutte le ragazze che cercano di essere “comprate” con gioielli o altro, Paul è chiaro in ciò che afferma, ti posso anche regalare qualcosa di valore, ma l’amore non si compra.

In esclusiva per Laster

Dicevamo della 12 corde di George, ripresa poi da molti altri a partire da Roger McGuinn dei Byrds e caratteristica del sound Beat degli anni ’60. Lo strumento si ascolta su molti dei brani analizzati in questa occasione e offre un suono nuovo che i nostri non si fanno sfuggire, George la utilizza addirittura per l’assolo su “I Call Your Name”.

 

 

Tutto l’album vede Harrison alle prese con il solito lavoro di rifinitura alla chitarra elettrica, e alcune delle cose più interessanti le troviamo sulle corde in nylon, passaggi analizzati nella parte dedicata all’acustica su Fingerpicking.net. I suoi assoli si muovono ancora principalmente sulla pentatonica Blues, sono passati pochi mesi dalle ultime uscite discografiche e stilisticamente non ci si può essere allontanati più di tanto, i ritmi di lavoro erano serratissimi e ognuno dei quattro sapeva bene cosa fare, George compreso.

La squadra era formata, il lavoro di gruppo era solido e in questa fase tutto era concentrato sulla scrittura, sempre più notevole, dei due compositori, la sperimentazione sarebbe arrivata più avanti. Lennon sempre granitico alla ritmica e Harrison puntuale negli interventi sono il marchio di fabbrica di questo periodo.

 (leggete il resto su f.net)

I Pensieri di Winston

di Davide Canazza

A Hard Day's Night è il primo album maturo dei Beatles. La strada intrapresa con With the Beatles sfocia in un LP che li consacra contemporaneamente in tutto il mondo, dando così origine a quel fenomeno che viene subito chiamato Beatlemania.

Oltre al nuovo disco i Beatles stanno girando l'omonimo film, il primo lungometraggio che li vede come protagonisti e interpreti di loro stessi, alle prese con una loro giornata tipo: trasferimento in treno verso il luogo di un concerto e prove dello show.

Il tutto mentre cercano di scappare da centinaia di fan scatenati e ragazze urlanti. Le prime sette tracce dell'album costituiscono anche la colonna sonora del film.

A Hard Day's Night è il primo capolavoro dei quattro di Liverpool, non solo per il contenuto lirico e musicale delle tredici tracce - tutte firmate Lennon-McCartney, tra l'altro - ma anche perché iniziano ad emergere le personalità dei due leader della band.

Paul è ora più indipendente, sta maturando un suo stile. Le composizioni sono firmate col binomio, ma si capisce già quali sono i pezzi dell'uno o dell'altro e quali invece vengono ancora composti in coppia.

Il passo in avanti si avvertiva già da "Can't Buy Me Love", incisa in sole quattro takes a Parigi (prima ed unica session fuori dal suolo britannico). Il resto del disco viene però registrato al ritorno dal primo viaggio in USA e alla storica partecipazione al primo loro Ed Sullivan Show: respirare la stessa aria di coloro che sono stati la loro fonte d'ispirazione primaria, i giganti del Blues, del R'n'R e del Rhythm and Blues deve aver influenzato non poco le loro composizion

Nuovi arrangiamenti fanno capolino nelle tredici tracce, affiancati alla presenza di nuove sonorità favorite dall'ingresso di nuovi strumenti: la Rickenbacker 360-12 di George, la chitarra classica, percussioni e tanto pianoforte.

 

 

In esclusiva per Laster

All'inizio del 1964 ai Beatles vengono forniti nuovi amplificatori dalla VOX, casa per la quale erano ormai endorser ufficiali per tutte le apparizioni ufficiali (concerti, spettacoli televisivi). Il volume degli AC30 non era più sufficiente dal vivo e quindi furono creati per loro gli AC50, testate monocanale con EL34 finali. Le prime casse, quelle utilizzate per A Hard Day's Night, erano ricavate dal box dell'AC30, con due coni da 12" e una tromba supplementare.

 

 

Anche a Paul fu dato un nuovo ampli per il basso: il VOC AC100 Bass, testata da 100 watt con cassa con due coni da 15". Dal viaggio in America, George torna con la Rickenbacker 360-12, una semiacustica 12 corde donatagli direttamente dalla casa madre. Anche a John fu consegnata una Rickenbacker 325 nuova: sempre con scala di 3/4, ma con la cassa più sottile.

Questa nuova chitarra viene utilizzata per le ritmiche di "I'm Happy Just To Dance With You", "Tell Me Why", "When I Get Home", "You Can't Do That" e su tutte le canzoni dell'EP Long Tall Sally; sulle restanti tracce utilizza l'acustica.

Lennon si è sempre definito un chitarrista ritmico, ma questo album sancisce il suo esordio anche come chitarrista solista. Suo infatti è l'assolo di "You Can't Do That", canzone registrata quasi integralmente in presa diretta, se si eccettuano le sovraincisioni di percussioni e dei cori.

 

 

Qui George suona per tutto il pezzo la dodici corde elettrica con cui esegue un accompagnamento composto da un riff arpeggiato e quindi lascia a John l'onere di eseguire il solo che ha la lunghezza di una strofa intera. L'assolo anticipa lo stile chitarristico di Lennon, ispirato particolarmente al blues.

John gioca sulla pentatonica blues di Sol, utilizzando parecchi bicordi e doubble-stop, con bending molto pronunciati e decisi, spesso con due corde contemporaneamente. L'assolo è analizzato nel video correlato.

Come ha già anticipato Daniele, Harrison fa un ampio uso della Rickenbacker 12 corde anche per gli assoli: la citata "I Call Your Name", "A Hard Day's Night", "I Should Have Known Better" e "Any Time At All" (qui doppiata dal pianoforte). La stessa chitarra, solo per le ritmiche, è utilizzata anche in "You Can't Do That".

Gli unici assoli suonati da George con la Gretsch Country Gentleman sono su "Can't Buy Me Love", "Long Tall Sally" (assolo doppio nella versione in studio, mentre dal vivo il primo dei due sarà sempre eseguito da John), "Matchbox" e "Slowdown".

 (leggete il resto su f.net)

 

“Ho suonato con John Lennon”

di Rod Davis (seconda parte)

Abbiamo la fortuna di poter condividere con voi i pensieri di Rod Davis, membro originale dei Quarrymen, la band con cui John Lennon iniziò la sua carriera. Rod è parte della celebre foto in bianco e nero in cui si vede un imberbe Lennon guidare la giovane band in cui Davis suonava il banjo. Oggi il musicista inglese gira il mondo con i riformati Quarrymen e ci porta indietro nel tempo a quando tutto ancora doveva iniziare.

"Provavamo almeno una volta a settimana usando a turno la casa di ognuno dei membri del gruppo, John era sempre il solista e gli altri facevano i cori, sempre all’unisono, non credo sapessimo cosa fosse un’armonia! Sul palco non c’era mai più di un microfono e naturalmente lo usava John, non avevamo strumenti amplificati quindi battevamo su chitarre e banjo più forte che potevamo per farci sentire! Nessuno sapeva suonare un assolo, e comunque sarebbe stato inutile visto che nessuno lo avrebbe sentito. Chiedevamo spesso a Colin di suonare la batteria più piano, magari con le spazzole invece che con le bacchette, per non coprire il resto di noi.

Io comprai un metodo didattico per banjo e imparai alcune forme alternative di accordi più alte sulla tastiera ma John non me le lasciava usare, voleva che suonassi quello che suonavano gli altri! Non avevamo particolari ambizioni musicali, eravamo un gruppo di ragazzini che si divertivano a stare sul palco di fronte ai loro coetanei, soprattutto le ragazze. Suonammo almeno tre o quattro volte al Cavern nel 1957 e qualche volta ci esibimmo a feste danzanti nelle pause lasciate da una vera band da ballo. A Liverpool c'erano molti concorsi per band skiffle, partecipammo a diversi di essi senza successo.

 

 

Lasciai i Quarrymen alla fine di Luglio del '57 quando Paul McCartney entrò nella band, in effetti mi rimpiazzò. Non ero interessato al rock'n'roll, in effetti proprio non mi piaceva, preferivo la musica country e folk di gruppi come la Carter Family. Dal 1957 chitarre elettriche e ampificatori divennero disponibili in Gran Bretagna, anche se erano molto costosi. In quegli anni si fecero strada i primi chitarristi solisti, George Harrison era uno di quelli.

Nonostante la maggior parte dei gruppi skiffle trovarono la loro strada naturale nel rock'n'roll, altri preferirono percorrere quella del country and western. Così lo Skiffle, oltre ad avere la paternità bel boom della musica rock in Inghilterra, ha anche quella del boom della musica folk alla fine degli anni '50.

Anni fa alla Albert Hall di LOndra si è tenuto un concerto intitolato "Skiffle - Le radici del Rock inglese", e artisti come Adam Faith, The Shadows, Cliff Richard, Tony Sheridan, Screaming Lord Sutch, Wee Willie Harris, Chas and Dave, Joe Brown e molti altri hanno suonato per omaggiare lo Skiffle, la musica che è stata alla base delle loro carriere. Non c'è dubbio che senza di esso la pazza scena rock inglese non avrebbe avuto lo stesso corso, e io personalmente ringrazio Lonnie Donegan per il mio interesse di una vita per la musica."

Suonavi nella stessa band di John Lennon, hai notato qualcosa di speciale in lui? C’erano i segni di ciò che sarebbe diventato in seguito?

"John allora non era così bravo a suonare, tutti noi conoscevamo solo pochi accordi, ma era molto carismatico come leader del gruppo e sapeva come ottenere l’attenzione del pubblico. È ovvio però che se sei l’unico della band che ha un microfono è più facile essere carismatico rispetto agli altri che non ne hanno! Come ho accennato, John riempiva i vuoti che restavano nelle canzoni quando non avevamo i testi completi, una di queste era "Come go with me" dei  Del Vikings. Cantavamo un sacco di canzoni che parlavano di treni e prigioni, e su questa John cantava:

"Come, come, come, come, come go with me
Down, down, down, down, to the penitentiary".

Nessun “Penitentiary” era menzionato nella canzone originale, ma suonava e si adattava bene. Quando Paul McCartney vide i Quarrymen per la prima volta alla chiesa di St. Peter ricorda di aver ascoltato questa canzone, e di essere rimasto colpito da come John avesse migliorato le parole, anche se noi la facevamo sempre così!

 

 

Mi dispiace non aver mai riconosciuto un particolare talento in John, un brivido non mi ha mai attraversato la schiena quando cantava, anche se ascoltando oggi “Putting on the Style” registrata a St.Peter nel 1957, devo dire che la voce era notevole. Ma noi eravamo solo uno delle centinaia di gruppi di skiffle in città. Il suo talento più evidente a quel tempo era il disegno, era un fumettista brillante e selvaggio, cosa immediatamente chiara a chiunque vedesse il suo lavoro."

Daniele Bazzani