Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
All'inizio cerchi, leggi, stampi pi๠informazioni ed esperienze possibili riguardo lo sconfinato mondo della liuteria. Ti accorgi di quante cose non sapevi e che dovrai considerare, ti munisci di attrezzatura basilare e, dopo esserti guardato per un attimo il tavolo da lavoro con vari pezzi acquistati su internet, ti dici: "bene, cominciamo" obiettivo Stratocaster selfmade!
Il progetto
Il progetto di assemblare una chitarra l'ho maturato circa due anni fa, tempi in cui sapevo poco riguardo l'assemblamento di uno strumento apparentemente poco sofisticato come una Stratocaster. L'acquisizione di tutte le informazioni necessarie ha richiesto una lunga e approfondita ricerca sul web nonchè la consulenza tecnica di utenti preparati ed esperti liutai che regalano consigli preziosi senza i quali non ci sarebbe stata luce.
L'intenzione era quella di ottenere uno strumento che si adattasse al genere rock ma che permettesse di spaziare anche in sonorità pi๠funky e, militando io in una band di cover 70/80 non avrebbe potuto essere altrimenti.
Avendo nell'arsenale una Squire nera ed una Ibanez bianca, la scelta del colore e dei legni è stata categorica: corpo sunburst e manico in acero tutto di un pezzo.
La scelta
La scelta dei pezzi per la Frankenstein si è svolta nel seguente modo:
L'assemblaggio: problematiche e soluzioni
Una volta avuto tutto il materiale a disposizione decido di poter partire finalmente nell'impresa: assemblare una strato che si rifacesse esteticamente a modelli vintage ma con sonorità pi๠grosse.
L'elettronica è la classica delle Stratocaster con l'aggiunta di un interruttore per lo splittaggio dell'hot rails, che ho posizionato tra il selettore e il volume.
Tutto l'impianto è stato realizzato con cavetti di alta qualità acquistati presso un negozio di elettronica sotto casa e la mascherina è stata ulteriormente schermata con alluminio per diminuire i ronzii.
Non ho schermato i vani dei pickup poichè già cosଠho ottenuto un soddisfacente risultato.
La parte relativa alle saldature è stata piuttosto impegnativa, non avendo una stazione saldante come si deve ma solo un dozzinale saldatore da supermercato; cosଠho dovuto fare molta attenzione alle saldature per ottenere il meglio in fatto di conducibilità .
I cavi dei collegamenti dei pickup, per evitare che impedissero la corretta chiusura della mascherina, li ho “intubati†ovvero fatti passare attraverso una guaina di un cavo di sezione pi๠grande, evitando fili volanti.
Non so se questa copertura influisca positivamente anche sui rumori di fondo ma sicuramente rende il cablaggio pi๠ordinato.
Una volta realizzata la mascherina sono passato all'assemblaggio manico/corpo che, devo dire, mi ha creato non pochi problemi. Quando ho scelto il manico ho provato se questo aderisse o meno all'incastro del body e non aderiva perfettamente ma restava una spaziatura leggerissima (circa 1/2mm) nella parte superiore (questo per un difetto del body non del manico).
La cosa non mi ha preoccupato eccessivamente perchè potevo sopperire con una impiallacciatura molto fina e ristabilire l'aderenza ottimale.
L'impiallacciatura l'ho ricavata da una vecchia sedia di tipo scolastico (ricordate che si staccava sempre uno strato?) perಠmi risultava troppo spessa per ciಠche serviva e ho dovuto carteggiarla fino a renderla dello spessore utile, dopodichè il problema si è risolto: ora il manico aderisce perfettamente.
Con uno spago ho controllato che passasse esattamente dal centro del capotasto al centro dei dots fino a giungere al centro del ponte, cosa importante per definire l'esatto connubio manico/body.
Devo dire che il body, pur essendo verniciato e lucidato perfettamente, si è rivelato difettato nella foratura delle viti del ponte, leggermente fuori asse, e quindi ho dovuto ritappare i fori con colla e stecchini da spiedino (Lauro docet) e riforare con il trapano.
Il manico precedentemente raddrizzato e rettificato, una volta accoppiato al body, ha dato qualche problema di inclinazione. In pratica le corde frustavano anche a sellette molto sollevate, problema che dopo svariate imprecazioni ho risolto sempre col solito spessorino di impiallacciatura posizionato all' inizio dello zoccolo.
La trasmissione delle vibrazioni, una volta attaccate le corde, è stata soddisfacente, anche per l'utilizzo di un capotasto in ottone che fa egregiamente il suo lavoro (occhio all'altezza di quest'ultimo, è fondamentale).
La verniciatura l'ho effettuata con trasparente nitro, coprendo tutti i tasti con fettucce di scotch ritagliate a misura che poi con certosina pazienza e pinzette ho rimosso (poi ho saputo che basta una paglietta per rimuovere la vernice…vabbè ormai è fatta!). Dopo diversi carteggiamenti dovuti alla troppa nitro sono riuscito a raggiungere un risultato di lucidatura apprezzabile al tatto e (sorpresa) il colore leggermente ingiallito che ne è uscito fuori, unito alla sporcatura da maneggiamento del manico precedente alla verniciatura, rende un effetto particolarmente vintage.
Il ponte non è dei migliori ma funziona bene anche se conto di cambiarlo prima o poi! E' stato comunque bello risolvere i problemi e non lasciarsi prendere dalle madonne e sfasciare tutto, del resto è cosଠche si impara!
Le meccaniche incredibilmente tengono l'accordatura, evidentemente il ponte aderente al body e quindi il non utilizzo della leva contribuiscono a questa stabilità .
Ci tengo a precisare che passo sempre della grafite sia sulle sellette che sui solchi del capotasto, al fine di lubrificare bene lo scorrimento delle corde.
Sulla paletta, per finire, ho applicato non una decal ma un logo ritagliato col plotter su carta adesiva nera lucida, ma l'idea di una bella decal non è da scartare.
Il suono
Il suono che produce da spenta è presente e con buon volume.
Ha un ottimo sustain, sia per il capotasto in ottone, sia per il ponte attaccato body ma anche per la risonanza dei legni che da un anno si sono assestati ulteriormente, trasmettendo quel piacevole tremolio sullo stomaco che prima lo strumento non aveva in modo così presente.
Collegata al mio ampli Peavey Bandit il suono che ne esce è corposo per via dei pickup ceramici ma non privo di quel twang fender nelle posizioni intermedie.
L'hot rails tira fuori una bella grinta che consente allo strumento di muoversi bene anche in situazioni hard rock/metal. Splittandolo, invece, riesce sui puliti a mantenere una sonorità da single coil, pi๠corposa e silenziosa, comoda nella posizione ponte/centrale per suoni alla Knopfler.
Certo che con un set Texas Special o meglio di Van Zandt chissà cosa ne uscirebbe fuori…mah! Proveremo.
I pickup al manico e centrale offrono la possibilità di suoni dolci e rotondi non eccessivamente squillanti, interessanti per sonorità blues e funky sia pulite che leggermente crunch. Obiettivo quindi raggiunto!
Per concludere, ora Sunrise fa parte del mio arsenale e mi dà molte soddisfazioni, anche se di imperfezioni ne ha e sicuramente non puಠessere paragonata ad una chitarra di liuteria... fa sempre la sua porca figura.
Poi, la gioia di imbracciare una mia creatura e il divertimento di averci lavorato mi fa apprezzare anche quelle piccole “magagne†costruttive.
Maoskorpio
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