Roland GP8: vintage digitale e nostalgia

Scritto da Mancunion il 29/Aug/2010 alle 18:55

Sezione: Effetti a Rack

 

Era il 1992

ed ero stato promosso in primo liceo (cioe’ in terzo n.d.A.). Fino ad allora il mio armamentario comprendeva una orripilante Squier in multistrato, un Big Muff che ai miei occhi e alle mie orecchie somigliava piu’ ad un residuato bellico, e un amplino Carlsbro rigorosamente a transistor.

Con un abile lavoro di logorio psicologico convinsi ‘qualcuno’ che avevo la necessita’ inderogabile di un bel multieffetto come si deve. Dopo una serie di infruttuosi pellegrinaggi nell’unico negozio della mia zona, ecco che un giorno, nell’angolo dell’usato comparve lui. Un Roland GP8.

Quale dolce meraviglia! Morale della favola, il GP8 rimase con me parecchi anni, sopravvivendo ad innumerevoli cambi di setup. Lo vendetti credo nel 2000, per finanziare l’acquisto del suo pronipote GP100. Ma di questo parleremo dopo.
 
Il GP8 usci’ sul mercato nel 1987. Parliamo quindi di una macchina di piu’ di 20 anni, che pero’ all’epoca risultava essere appannaggio di chitarristi pro (Francis Rossi degli inossidabili Status Quo lo usa tuttora!).

Il concetto di base dietro il GP8 e’ semplice: racchiudere nel formato allora piu’ in voga (il rack) 8 pedali Boss, aggiungendoci qualche bonus come una spartana implementazione midi – spartana per I canoni odierni- , la possibilita’ di creare 128 patch diverse richiamabili attraverso la sua pedaliera dedicata o una semplice pedaliera midi, un pedale di espressione assegnabile ad un parametro di un effetto e, tra le altre cose una mandata effetti per agganciare un’altra unita’ prima della sezione dei ritardi e delle modulazioni.

Insomma, per quei tempi I giapponesi della Roland avevano fatto proprio bene I compiti a casa.
Vediamo dunque quali sono nel dettaglio gli effetti disponibili (rigorosamente in serie):
 
Dynamic Filter
Praticamente si tratta di un autowha, penso che il circuito sia grossomodo quello del T Wha Boss, infatti la modulazione della pedalata e’ data dalla pennata. Funziona come un vero wha a pedale adoperando il pedale di espressione EV5, e anche come ‘wha fisso’ per passaggi tipo Rudolph Shencker. Una caratteristica curiosa: gli si puo’ cambiare verso e fargli fare AU AU.
 
Compressor
Un compressore dotato dei soli controlli di attack e sustain. E’ molto marcato anche a settaggi bassi, molto bello se usato in congiunzione con il chorus e con il delay. Con valori alti tende a ‘soffiare’.
 
Overdrive
E’ un OD di tipica scuola Boss, che suona piu’ come un pedale piuttosto che come un ampli a manetta. Ha il Turbo, come appunto nel Turbo Overdrive Boss.
 
Distortion
Praticamente un DS1. La pasta e’ molto anni 80, e infatti come ben ricordavo ci escono fuori senza fatica suonacci alla Anthrax! La letteratura indica che I circuiti dell’OD e del Dist sono totalmente analogici, mi piace molto ad esempio boostare la sez Dist con un pelo di OD, magari con il Turbo inserito. Molto Van Halen :-D

 

 

Phaser
Vi ricordate il PH2 Boss? Vi ricordate che avevate subito pensato che il Phase 90 era molto meglio? Infatti.
 
Equalizer
E’ un EQ paramentrico in apparenza molto semplice. In apparenza. Perche’ I parametri delle tre bande vanno da -50 a +50 e l’impatto e’ devastante: ritmiche funky senza bassi e suoni thrash senza medi escono fuori in un batter d’occhio.
Supplisce all’assenza dei controlli di Tone dell’ OD e del Dist, non fa’ miracoli pero’ restituisce all’utente un poco di possibilita’ di intervento. Utilissimo invece il controllo di Volume.
 
Digital Delay
Uno dei pezzi forte. Fino a 1000ms di ritardo e solo tre controlli (Level, Time e Feedback) per un delay molto musicale, cristallino e preciso.
 
Chorus
Tutti sono concordi nel dire che il chorus del GP8 e’ uno dei piu’ belli in circolazione. La Roland aveva gia’ una discreta esperienza in materia (il CE1, ma anche il CE2). Il suono e’ caldo e corposo, se non se ne abusa non ha alcunche’ di artificiale. Ottima la possibilita’ di miscelare il suono non effettato a quello ‘chorused’. E’ possible tirarci fuori, oltre ai classici chorus ’80, anche discrete simulazioni flanger e vibrato, oltre che a discutibili effetti tipo vocoder (!).

Insomma che cosa ha da offrirci il GP8?

Vi ricordate quelle simpatiche pedaliere Ibanez con tre-quattro dei loro pedali riuniti in un unica scatola? Il GP8 e’ piu’ o meno la stessa cosa, con in piu’ la posibilita’ della programmazione. I suoi 20 e passa anni si fanno sentire tutti, soprattutto nella pasta dei drive (che pero’ non e’ assolutamente ‘digitale’ come mi e’ capitato di sentire in diversi Zoom e Digitech). Con un po’ di pazienza e di tolleranza all’approssimazione le possibilita’ sono molteplici. Teniamo sempre conto che comunque il suono e’ tipico dei pedali drive Boss, un po’ monodimensionali e dalla timbrica pressoche’ inalterabile.

 

 

 

Il compressore e l’EQ sono oneste ‘utility’, fanno il loro lavoro ma non fanno gridare al miracolo, mentre il dynamic filter e’ poco piu’ di una simpatico aggiunta, di cui non sentirei la mancanza (pero’ ci faccio Show Me The Way di Peter Frampton e mi diverto!).
 
Il phaser? E’ meglio il Phase90, datemi retta. A livelli minimi lo swoooaaaashhh e’ gia’ troppo.
Il delay e il chorus, invece, sono di classe assoluta, da soli valgono piu’ del prezzo della macchina, e se fossero ‘estraibili’ li piazzerei subito nel mio set up!
 
L’unica macchina con cui posso fare un paragone e’ appunto il GP100. Infinitamente piu’ complesso, con sezioni pre e effetti, implementazione midi ultracompleta, emulazioni a modelli fisici, conversione a 24 bit (contro I 12 del GP8) etc. etc. Eppure il GP100 suona piu’ freddo. E’ sicuramente piu’ impegnativo da ‘imparare’ e a volte si ha come l’impressione di perdersi nei mille parametri e menu.

Come a dire: I suoni sono li ma e’ arduo arrivarci. Inoltre a livelli di gain alti, il processore e’ palesemente sotto sforzo, producendo sgradevoli effetti di aliasing. Indubbiamente piu’ completo e piu’ desiderabile del suo antenato, ma sicuramente piu’ impegnativo. Il GP8 invece fa meno cose, ma le fa discretamente (come nel caso dei drive), o addirittura ottimamente (Chorus e Delay). E’ intuitivo e non richiede una curva d’apprendimento esagerata.

 

 

Tirando le somme, i suoni saturi soffrono tutti di una certa ‘genericita’’, non c’e’ molto spazio per il dettaglio sonoro o la sfumatura. Non credo che lo usero’ per il live, ma so gia’ che a casa, a bassi volumi, mi dara’ grandi soddisfazioni. Vorrei farlo vedere a quel qualcuno, ma adesso non posso piu’.

Sono sicuro che pero’ mi sente, e forse ancora si incazza se tengo il volume troppo alto.

Mancunion