Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Dopo averla provata, riprovata e paragonata con altre illustri colleghe per settimane in due o tre negozi di acustiche nella zona rue Douai e rue Massà©, appena lontana dai rumori e dalle luci di Pigalle , me ne innamorai. Purtroppo per noi giovani lavoratori i prezzi di Parigi sono tutt'altro che accessibili.
Il commesso mi guardava ogni giorno con fare interrogativo; tutte le volte che venivo provavo e non compravo. E in effetti aveva ragione. Ma ritenevo ingiusto un prezzo superiore di circa trecento euro rispetto ai prezzi italiani.
E allora l'ho presa in un altro negozio italiano che già in passato mi aveva fornito con professionalità e rapidità . Chitarre ben pi๠care e dal grosso marchio mi sono piaciute poco e mi hanno soddisfatto ancor meno.
Appena aperto la scatola mi trovai davanti ad una bella custodia nera che il sito Yamaha chiama semirigida ma che io trovo veramente buona, rigida e soprattutto molto leggera. Apro la custodia e trovo una chitarra magnifica: un top massello di abete Engelmann dalle bellissime venature perfettamente dritte e parallele; fondo e fasce in palissandro indiano massello, venature meravigliose; un manico in padauk e mogano tre strati e tastiera e ponte in ebano scurissimo.
Meccaniche grover precisissime, dorate. Doppio binding bianco molto equilibrato che dal manico in su diventa singolo e raggiunge, abbracciandola, la paletta. Segnatasti piccoli e tondi che sembrano in vera madreperla tanto sono fatti bene. Niente spalletta mancante, niente amplificazione.
Uno strumento semplice. Una chitarra bella, onesta e nemmeno troppo cara (poco sopra i settecento spedizione e custodia incluse). I tasti sono pi๠alti dei Fender vintage, un pelino perಠpi๠stretti. Il suono appena uscito dopo i primi colpi di plettro mi ਠsembrato estremamente bilanciato, dolce e con un volume molto alto. Impressionante quanto vibri e quale botta restituisce appena si butta gi๠qualche pennata! Il manico ਠcicciotto, verniciato satinato, sezione a C. Il corpo lucido. La vernice non ਠmolto spessa (dopo una botta sulla paletta si ਠstaccata un pochino e lo spessore non era superiore al mezzo millimetro).
Ancora dopo tanti mesi non capisco come faccia a suonare cosଠforte uno strumento dalla cassa neanche troppo grande (il corpo non ਠun classico Drednaught: ha fianchi pi๠stretti, curve pi๠dolci e cassa pi๠piccola). Eppure questa chitarra, dopo averne tanto marcato le lodi, presenta due difetti che non posso evitare di menzionare: sebbene sia fatta a mano in Cina, capotasto e ponticello sono in plastica e sono stati rimpiazzati da colleghi in osso bianco. Sebbene sia stata assemblata in maniera impeccabile, i tasti non sono incassati perfettamente. L’utimo tasto, anche se a livello con gli altri, non ਠincassato alla stessa profondità .
Vi ho dato il mio parere, sta a voi provarla e dirmi se siete d’accordo o meno.
Daniele
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