Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Francesco Guccini
Palaravizza Pavia - 27 novembre 2009
Un paio di mesi fa, qui in paese, ho visto una locandina che conoscevo troppo bene.
Si trattava della copertina di Via Paolo Fabbri 43, storico disco di Guccini, che annuncia tutti i tour del vate di Pàvana.
Quando ho visto la locandina ho sentito qualcosa dentro, un po' come incrociare un vecchio amico che non vedi da un sacco di anni, ma bastano due parole e non è passato nemmeno un giorno. E ho capito che ci sarei andato.
Una sera ne ho parlato tra amici e, del tutto inaspettatamente, mi sono ritrovato accompagnato da due splendide quarantacinquenni madri di famiglia, sugli spalti del Palaravizza, per questo ennesimo tour dell'ormai settantenne artista emiliano.
Solitamente quando nomino Guccini in genere mi sento rispondere "cheppalle", e non sempre chi lo dice ha tutti i torti.
Però spesso scopro che chi lo dice non conosce l'autore.
Del resto non è facile conoscere un'artista con 23 album all'attivo, che non pubblica un album in studio da più di 5 anni.
Nemmeno io ho tutti i suoi album, si può dire che l'abbia abbandonato dal 2000.
Però è strano un'artista che da 40 anni inizia e chiude i concerti con le stesse canzoni.
però è strano un'artista che, dagli albori, condivide album e tour con gli stessi musicisti.
Però è strano l'artista italiano da più anni sotto contratto con la EMI, il secondo nel mondo dopo Paul McCartney.
Insomma non proprio il primo della lista ma neanche l'ultimo degli stronzi (cit.).
Mi piacerebbe descrivere in profondità quello che penso della sua opera ma sono davvero in difficoltà nell'essere obiettivo.
C'e' stato un momento in cui gli album di Guccini mi hanno fatto da padre e forse anche da nonno. Poteva essere il 1996. Poteva, tre vite fa.
C'e' stato il 1996, l'anno in cui ho scoperto "Via Paolo Fabbri 43", prelevato dalla raccolta di cd del padre della fidanzatina di allora.
C'e' stato il 1997 quando la fidanzatina di allora era una storia già dolorosamente finita e, in una fresca serata di settembre andai a vedermi il concerto, solo, al Brianteo di Monza. Con la bici ovviamente, che la macchina non l'avevo.
C'è stato quel giorno del 2003 in cui, al Paladesio, ci guardava scocciato perché continuavamo a chiedergli di suonare Farewell.
Eravamo io e il mio migliore amico, ubriachi e probabilmente molesti.
Chiedevamo quel brano per la madre del mio amico, scomparsa una settimana prima.
Non poteva saperlo e non suonò il brano, ma mi arrabbiai ugualmente.
Da allora lo vidi un'altra volta, a Pavia nel 2004, poi un silenzio lungo 5 anni.
Stasera mi aspettavo una serata tranquilla, diciamo un migliaio di facinorosi.
E invece in biglietteria scopro che è tutto esaurito.
Mezz'ora prima dell'inizio, all'interno del concerto i posti migliori sono già occupati.
Per la prima volta lo vedrò dalle gradinate. Ci sono quei momenti spartiacque nella vita, ecco stasera ne ho trovato uno.
Del resto accompagnavo due signore.
Il concerto inizia puntuale alle 21.
Il Guccio è accompagnato dai compagni di una vita: Ellade Bandini (batteria e percussioni), Antonio Marangolo (sax e percussioni), Vince Tempera (pianoforte e tastiere) e Juan Carlos "Flaco" Biondini (chitarre) e, dalle per me nuove leve, Pierluigi Mingotti (basso), Roberto Manuzzi (sax, armonica, fisarmonica e tastiere).
Nel momento in cui l'ho visto salire sul palco ho provato un'emozione fortissima.
Gli anni passano e, se anche tiene ancora benissimo la scena, vederlo avanzare a fatica tra i cavi è stata una botta.
Però è in forma il Guccio, e per cominciare intrattiene il pubblico per una decina di minuti.
Poi si spengono le luci e si inizia l'ennesimo concerto.
La prima canzone è sempre quella da quarant'anni, In morte di S.F., che per i Nomadi era Canzone per un'amica, che per me significa sudori freddi, pelle d'oca e lacrime, tante.
Poi guardo le mie amiche e vedo che non sono il solo a piangere. E ci abbracciamo.
Tra un brano e l'altro Guccini ha ricordato alcuni momenti particolari della sua carriera.
Guardando i diciottenni in prima fila e i sessantenni alle mie spalle pensavo che questi concerti hanno qualcosa di magico, che si tramanda di generazione in generazione.
La scaletta è stata (ho aggiunto l'album contenente il brano):
In morte di S.F. - Folk beat n. 1
Il tema - L'isola non trovata
Noi non ci saremo - Folk beat n. 1
Canzone delle osterie di fuori porta - Stanze di vita quotidiana
Vedi cara - Due anni dopo
Canzone quasi d'amore - Via Paolo Fabbri 43
Incontro - Radici
Farewell - Parnassius Guccinii
Ti ricordi quei giorni - ...Quasi come Dumas...
Su in collina
Il testamento del pagliaccio
Don Chisciotte - Stagioni
Eskimo - Amerigo
Cirano - D'amore di morte e di altre sciocchezze
Il vecchio e il bambino - Radici
Auschwitz - Folk beat n. 1
Un altro giorno è andato - L'isola non trovata
Dio è morto - Album concerto
La locomotiva - Radici
Ebbene sì, dopo 12 anni ha suonato Farewell.
E io ho pianto anche per questo, però prima l'ho cantata, anzi l'ho urlata.
E adesso mi ritrovo:
solo qui alle quattro del mattino,
l'angoscia e un po' di vino,
voglia di bestemmiare.
L'ultimo consiglio per gli estimatori del Guccio: non perdetelo, il concerto merita.
La mia bottiglia di refosco è finita, ciao cari, ci sentiamo alla prossima.
Comments
madyanez
Sat, 11/28/2009 - 04:20
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Con il tuo racconto mi hai
Con il tuo racconto mi hai fatto ricordare dei momenti passati legati ai suoi concerti. Non ascolto molta musica italiana, cosi' quando a fine anni '90 due amici che erano suoi fan mi invitarono al concerto al Palasport di Roma non avevo nessuna voglia di andare. Alla fine accettai, appunto per amicizia: fu una serata splendida, mi piacque la musica (conoscevo allora solo poche canzoni), ma soprattutto l'atmosfera del concerto. Tornai a vederlo un anno dopo a Marino con una tipa che mi aveva fatto perdere la testa... Quasi quasi adesso mi apro una bottiglia di vino anch'io ;) ;)
zanocom
Sat, 11/28/2009 - 14:36
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R: Con il tuo racconto mi hai
Sono contento che siano emersi buoni ricordi.
E che ci sono in giro altri matti nottambuli.
Alla prossima.
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Non ci sono note sbagliate
Nirvana65
Sat, 11/28/2009 - 15:26
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Mitico
Sicuro che non me lo perdo se passa di qui.
Ho scoperto Guccini che avevo 13 anni , correva l'anno Domini 1978 , c'era fermento allora.... ma non mi pare che la situazione sia cambiata un gran che da allora.
Ed è per questo che le sue canzoni sono sempre attuali, perchè i problemi delle persone normali rimangono sempre gli stessi.
Credo di avere tutti i suoi LP, e alcuni album li ho presi anche in cd visto che li hanno rieditati.
Non mi rammento di su in collina e il testamento del pagliaccio, che album era?
Forse intendi La collina, album L'isola non trovata, ma il testamento del pagliaccio mi manca.
Comunque sia secondo me un grande.
Ciauz.
....ci han concesso solo una vita, soddisfatti o no qua non rimborsano mai....
( il Liga)
zanocom
Sat, 11/28/2009 - 16:49
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R: Mitico
Ciao,
è giusto che non ricordi i brani perché si tratta di due inediti, dovrebbero entrare nel prossimo album.
Anch'io avevo tutti gli album da Folk Beat a D'amore di morte... poi la dismissione delle audiocassette mi ha privato di Opera Buffa e di Amerigo.
Maledetta tecnologia.
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Non ci sono note sbagliate