Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Preambolo
Essendo da ormai quasi un decennio possessore di un bel Brunetti Silver Bullet a rack, dal quale ho ottenuto buone soddisfazioni a livello di potenza e qualità e che trovo ideale come sodalizio fra suoni High Gain e sonorità più moderne dall'hard rock all'heavy metal, ho giustamente voluto dare una chance ad un marchio che è sempre stato tra i miei preferiti.
E questo pur non avendo mai apprezzato moltissimo il canale lead di macchine comunque ottime come il Brunetti Maranello ed il rack Brunetti Mille; ampli con cui ho avuto a che fare in passato.
Vista dunque la possibilità di provare un ampli monocanale (che resta fra i miei obbiettivi primari) che si avvale di una filosofia costruttiva del finale a me molto congeniale, pensavo sarebbe potuto essere l'ampli perfetto in barba ai costosi e blasonati concorrenti sul mercato.
Purtroppo devo parlare al condizionale in quanto, al momento, l'ampli in questione non mi ha convinto al 100%.
Il che non vuol dire che questa sarà una recensione negativa del prodotto, tutt'altro, in quanto lo ritengo sicuramente un buon ampli ma le sue caratteristiche non combaciano con quello che sto cercando io, come musicista, a livello sonoro.
La delusione forse sta più nel fatto che pensavo, a partito preso, che sarebbe stato l'ampli perfetto per me; così non è stato e spiegherò ovviamente il perchè.
C'è anche da dire che il mio intento era quello di provare il combo da 35 W che, come potenza, è il minimo sindacale che mi prefiggo ma, data l'oggettiva difficoltà di reperirlo presso i rivenditori, ho voluto ugualmente provare la versione che presento in questo articolo.
Ma veniamo all'ampli di questo secondo appuntamento.
Brunetti Singleman 16
Chitarra di prova: una Fender Stratocaster American Standard (discreta).
Specifiche tecniche
Il cono, un classico (dei nostri tempi) Celestion Vintage 30 dentro una cassa leggermente più grande rispetto ai canoni di questi ampli, sviluppato in verticale anzichè(come negli Hot Rod ad esempio) in orizzontale.
I vantaggi di questo ampli sono sicuramente la facilità di utilizzo, il basso peso e wattaggio che lo rendono amico ideale di chi, come me, abita in piccoli appartamenti cittadini e non può sfruttare apparecchi di wattaggio superiore, dicendo così addio alla botta ed al calore tipico dei 100 Watt tanto adorati.
Per contro, ci consentono di ottenere buoni risultati anche a volumi decisamente più umani.
A rendere ancora più appetibile questo Singleman si aggiungono un buon reverbero a molla ed un loop effetti escludibile tramite switch. In un monocanale, potrei anche considerare il loop effetti un optional che non mi interessa, in quanto il mio concetto di utilizzo, per un ampli simile, sarebbe proprio quello di ridurre all'osso l'uso di cavi e switch che mi rendano troppo schiavo della posizione dell'ampli dal vivo e delle molte scomode connessioni in un utilizzo casalingo.
Ciò non toglie che è un in più che per molti potrebbe far comodo eccome.
La sezione finale del Singleman 16 è dichiarata da Brunetti in classe A pure con 2 6V6, mentre il 35W sfrutta due 6L6 in classe AB, praticamente simile al Silver Bullet (di cui sono possessore) che però è stereo a 100W e quindi ha il doppio delle valvole (per di più EL34). Il pre sfrutta invece 2x12AX7/ECC83.
Ulteriore chicca è la possibilità di sfruttare questo combo a ben tre diversi livelli di potenza(1/4/16 watt) grazie alla tecnologia Power Limit che sfrutta al massimo le valvole finale creando come un collo di bottiglia per il suono (passatemi il termine non troppo tecnico) prima di far giungere il segnale al cono.
Impressioni
Appena tirato fuori dal suo involucro di plastica, con il classico profumo di nuovo, l'ampli si presenta in una veste molto accattivante, con doppio rivestimento nero nelle estremità e bianco perla nella sezione centrale e con comandi nella parte superiore. Un bel compromesso tra gli ampli dal sapore vintage e il moderno.
Come suona: l'ampli è sfruttabile in tre diverse modalità : Tweed, Fat e Smooth che cambiamo discretamente il suono di base. La mia preferità è sicuramente la Fat, che risponde meglio al tocco e genera effettivamente note più grosse rispetto alle altre due modalità , per le quali non ho notato enormi differenze.
Essendo un ampli monocanale mi sarei aspettato un gran suono pulito cosa che, avendo come riferimento la precedente prova fatta solo il giorno prima del Laboga Alligator, non mi ha entusiasmato. Una cosa è certa: le sonorità sono davvero molto simili al mio finale Silver Bullet che però, ahimè, non mi ha mai fatto impazzire proprio sul pulito.
Verò è che sono sempre stato abituato a suonare con wattaggi superiori e con almeno due coni closed back, quindi il suono un po' scarico di bassi e non eccessivamente pieno mi ha fatto un po' storcere il naso.
Giocando invece con le tre diverse potenze sfruttabili, tramite apposito switch, il suono si carica parecchio e ne esce un crunch naturale anche a bassissimo volume che però comprime un po' troppo (per i miei gusti) il suono, a scapito della dinamica e dell'headroom che, per ovvi motivi, non può essere paragonata con un 50W!
Il reverbero non è male ma nemmeno si può gridare al miracolo; per i miei parametri lo trovo al di sotto di quelli standard dei combo Fender. Insomma, difficilmente lo utilizzerei, preferendo magari simulazioni digitali.
Dal canto suo offre un buon sound cristallino secondo me molto più adatto ad un genere pop rock e, magari con un bel pedale, può spingersi anche più in là .
La bilancia
Metterò tutti gli ampli sulla bilancia della convenienza sotto tutti i punti di vista, data la serie infinita di domande che possiamo porci nel momento dell'acquisto di un ampli, per farne tesoro rispetto a prove future e per prendere una decisione che faccia bene a noi e al nostro portafogli.
Ecco i miei parametri di riferimento:
Conclusioni
Il SingleMan mi sembra un buon compromesso, un suono vintage con una strizzatina d'occhio però ai suoni più moderni, il che lo rende utilizzabile in molti contesti. Il suo suono di base però non mi ha affascinato al punto da renderlo uno dei papabili per un acquisto futuro... ma qui si entra esclusivamente in un'ottica soggettiva, derivata dai propri canoni di musicista e di gusto personale.
Per quanto riguarda un utilizzo per il blues, ad esempio, gli preferirei comunque un più economico Classic 30 o un Fender Hot Rod che, però, non considero congeniale al mio modo attuale di suonare; ma mai sputare sentenze azzardate ! ;)
Purtroppo non ho potuto provare la versione a 35W che sarebbe stato il wattaggio minimo da me preso in considerazione per un acquisto; anzi, ritengo troppo pochi anche i 25W. Dato lo scarso tempo a disposizione, i miei pareri personali in merito potrebbero essere oggetto di revisione futura.
Per il resto continuo a sottolineare che si tratta di pareri puramente personali che non inficiano minimamente le qualità di un ampli secondo me ottimo nella filosofia costruttiva e, conoscendo a fondo i prodotti Brunetti, anche di grande qualità e garanzia nel tempo.
AlexUnder
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