XI International Acoustic Guitar Meeting. Sarzana 22-25 maggio 2008: reportage

Scritto da zanocom il 05/Jun/2008 alle 00:23

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Reportage e mie considerazioni

L'evento presenta una formula ormai rodata di esposizione diurna con interessanti concerti serali. I liutai espongono nelle piccolestanze della fortezza, mentre sul palco nella piazza d'armi e nelle piazze secondarie si alternano rappresentanti di ogni genere musicale più o meno noti, ma uniti dall'amore per la chitarra acustica.

L'edizione di quest'anno purtroppo non è stata all'altezza delle precedenti.
Un ruolo importante l'ha sicuramente giocato il tempo bastardo, che non ha permesso di godere degli spazi aperti in cui l'evento dava il meglio di sè, permettendo di abbronzarsi, mentre sul palco si alternavano funamboli della 6 corde. Se a questo aggiungiamo il fatto che uno si porta dietro la fidanzata con la promessa di due giorni di mare e invece la tiene chiusa nel castello tra mogani e palissandri, si può capire che la malmostosità cresca come il muschio sotto le ascelle.

Un po' di (de)merito l'ha avuto anche l'organizzazione che, probabilmente costretta motivazioni superiori, ha tolto il secondo piano agli espositori e con esso il punto bar che dalla torre permetteva di pranzare osservando dall'alto la fortezza e le montagne che la spalleggiano.
Alcuni espositori sono stati dirottati in una nuova struttura, tipo serra, costruita nel fossato posteriore, quindi nascosta ai visitatori e rimasta poco frequentata.

I liutai invece sono stati concentrati in due o tre per stanza (una stanza è di circa 3 metri per 4, quindi è facile immaginare il sovraffollamento).
Mi piacerebbe sapere se i liutai hanno scelto di esporre in una scatola di sardine, causa braccino corto, oppure perché i prezzi chiesti agli espositori erano troppo alti. Ai liutai non l'ho chiesto per non creare polemica, all'organizzazione nemmeno, è un dubbio che mi porterò per sempre.
Diciamo che ho avuto l'impressione di un numero di partecipanti in calo.

Di sicuro il patron della manifestazione non ha brillato per simpatia nemmeno in questa edizione, ma non si può avere tutto dalla vita e lui è sicuramente un buon organizzatore.
Veniamo ai concerti serali iniziando con una bella sorpresa: il biglietto di ingresso è passato da 10 a 16 euro, del resto anche i nostri stipendi sono aumentati del 60% nell'ultimo anno quindi de che te lamenti, fio mio?
In compenso il concerto del giovedì, che gli anni scorsi era gratuito, quest'anno è stato messo a pagamento, quindi caccio le 32 euro d'ordinanza e vado con la mia bella a godermi lo spettacolo.

Ha finito di piovere poco tempo prima e la serata è "fresca", molto "fresca", tanto che dalla bocca esce il fumo quando si parla.
La serata è divisa in 3 set, inizia Davide Mastrangelo, poi Diane Ponzio, infine Roberto Ciotti.

Davide Mastrangelo è stato il motivo per cui ho pagato il biglietto. Ottimo insegnante e musicista, ha recentemente abbandonato la Lizard per fondare la propria scuola di fingerstyle in quel di Arezzo.
Il concerto ha visto alternarsi i classici del repertorio fingerpicking, ad esempio Last Steam Engine Train di John Fahey, all'arrangiamento jazzato di Tequila, a brani più meditabondi, come quello dedicato alla moglie, fino al funambolismo alla Preston Reed, con la mano sinistra a suonare sopra la tastiera, come fosse una lap steel.

Poi è stato il turno di Diane Ponzio, songwriter niuiorchese ma di origine ciciliana, che ha presentato un bel repertorio di canzoni dal sapore fingerstyle jazz. Brava artista, con ottimo "savoir faire" sul palco, forse un pelo giù di voce ma nulla di grave.

Infine è salito sul palco Roberto Ciotti da 'a capitale, uno dei mostri sacri del blues in Italy, accompagnato dall'ottimo percussionista Daniele Maglie. Ciotti con la sua Guild ha proposto una serie di brani dal suo immenso repertorio, muovendosi tra il blues e i ritmi latini. Mi ha colpito la quantità di elettronica presente in una esibizione chiamata Unplugged. Praticamente ogni brano vedeva la presenza di un looper, oltre all'aggiunta di effetti che trasformavano sensibilmente il suono: alla fine sembrava di sentire la strato di Clapton.
A una certa ora avevamo freddo e ce siamo andati aff.. a casa.

Il giorno dopo, tra gli stand, ho incontrato i vecchi amici che annualmente passano a Sarzana: brutta gente portatrice di insane malattie quali la gas acustica, che se la becchi non è facile guarire.
Allo stand di Stanzani ho incontrato un certo Lauro il giovane da Ferrara, con salame all'aglio e zia, che sono stati subito innaffiati con vini bianchi, rossi e pure birra.
Un gran casino insomma: per trovarci bastava seguire il profumo dell'aglio tra le antiche mura.
Ho anche ritrovato gli amici di Accordo, con quello striscione che riportava le firme di molti qui presenti, anche qui brindisi a base di prosecco.

Durante la giornata la prima occhiata agli strumenti: belle le semiacustiche di Stanzani, tra cui un modello in abete-acero massello costruita nel '92 per Jimmy Villotti.
Una visita nell'affollatissimo stand di Metelli, che esponeva splendide Martin d'annata di Franco Morone, e che ha ospitato le più genuine jam della manifestazione.
Vicino a lui la 00-45 replica prodotta da McAlister, che lo scorso anno (insieme alle Goodall) fu sicuramente una delle regine della manifestazione.
Poi un'accurata prova delle Gibson da Tomassone, una J-45 e una Advanced Jumbo: suonavano entrambe e con diversa personalità e a un prezzo stracciato, avrei difficoltà a scegliere.

Dopo una cena a base di pesce e vino, seguita da limoncelli vari, siamo andati a vedere l'ultimo concerto della serata (che a quel punto si entrava aggratiss).
E così abbiamo assistito alla parte finale del concerto di Giovanna Marini (avete presente la compagnia di canto popolare?), molto apprezzata dalla critica (due palle il giudizio), meno dal sottoscritto (due orchiti).
Ma ne valeva la pena perché poi sono saliti sul palco Veronica Sbergia, Max De Bernardi e Mauro Ferrarese, di cui credo essere uno dei fans più convinti, tanto che loro quando mi vedono alzano gli occhi al cielo, mi sorridono e pensano: "Mii cheppalle anche quest'anno 'sto rompi maroni".
Comunque loro sono sacri esponenti di quella musica popolare americana che si è espressa nel ragtime, nelle jugband e nel Piedmont blues.
Tra resofoniche, washboard e ukulele hanno fatto battere i piedi e le mani al pubblico, che al termine del concerto ha fatto la coda per acquistare i loro cd autoprodotti (e poi dicono che la musica non si vende).
Se capitano dalle vostre parti non perdeteli, garantisco io (che io so' io e voi... , anzi io sono voi).
Qui aggiungo qualche filmato ripreso il sabato pomeriggio: 

 

Il giorno seguente mi sono svegliato che avevo un leggero mal di testa e lo stomaco insolitamente rivoltato, chissà come mai?
Durante il giorno da segnalare una memorabile merenda a base di pane e Nutella con Massimo Varini (le foto saranno spero pubblicate salvo ricatti), poi le chiacchierate con Roy McAlister, un'autorità nella liuteria mondiale che, sono sicuro, non dimenticherà molto a lungo questo primo viaggio in Italia (era impressionato dalla quantità di "salami" che girava in fortezza).
Musicalmente ho assistito alle demo tenute da Varini e da Gabor Lesko allo stand della Eko (leggi Martin e Fishman).
Varini è un mostro di bravura anche sulla acustica, che suona prevalentemente con tecnica plettro dita e in tapping. Di Gabor Lesko mi hanno colpito la semplicità, la dedizione alla Musica e la tecnica a servizio della ricerca.

Sarà stato un braccio un tantino corto, sarà che non ho ancora inventato la macchinetta che stampa il denaro, sarà stato un lieve mal di testa che mi ha assalito alle otto di sera, ma i concerti del sabato ve li farete raccontare da qualcun altro.

I nomi di cartello erano Clive Carroll e John Renbourn & Jacqui McShee; sul primo nulla da dire, non lo conosco, sui secondi (che non conosco) rubo l'impressione (gratuita quindi sincera) del caro amico Stefano Aria, estimatore dei due Pentagle: "Ho sentito Renbourn e la McShee, miei miti di gioventù, e ho capito perché è da vent'anni che non metto su un disco dei Pentagle".
Una menzione particolare per Luca Benazzi, giovane vincitore della scorsa edizione del concorso dei musicisti emergenti. L'ho sentito al sound-check nel tardo pomeriggio e mi è piaciuto: efficace unione di tecnica e gusto.

E sull'onda dell'entusiasmo (e 12 ore di sonno) siamo arrivati alla domenica, probabilmente il giorno migliore per la visita "una botta e via".

La mattina il workshop tenuto da Davide Mastrangelo e terminato con la presentazione della chitarra da parte del liutaio di Graal guitars.
Strumento decisamente interessante sia per quanto riguarda i legni (tavola in abete e fondo in ciliegio italiano), sia per alcune soluzioni tecniche: le fasce più strette verso l'attacco della tastiera, la tastiera staccata dalla tavola, il manico avvitato con possibilità di regolare l'inclinazione e il ponte con sellette regolabili.

Passando dallo stand di Metelli cosa ti trovo? Ti trovo l'ennesima jam ma questa volta è coinvolta anche la nuova McAlister, una splendida replica della 00 Nick Lucas, 13 tasti fuori e un suono che bucava (chissà in un ambiente silenzioso cosa avrebbe fatto!).

Nel pomeriggio sul palco centrale si susseguivano le esibizioni degli artisti che hanno animato il festival nei giorni precedenti, ad esempio Diane Ponzio e Franco Morone.

Noi nel frattempo abbiamo fatto una approfondita visita alle chitarre di Dana Bourgeois, una archtop da concorso di bellezza, una OM deliziosa e due slope D che bisognava solo ascoltarle.
Alla Wilder ho provato la National M2 che tanto attirava la mia curiosità: 2400 euri per una resofonica in laminato (però elettrificata eh?).

Poi ho trovato un Varini in versione busker ("Dove trovo da suonare suono" diceva a Gabor Lesko) e qui lo propongo. Non è un mostro?

 

Sempre sul palco centrale segnalo l'interessante esibizione di un duo femminile australiano: le Hussy Hicks.
Avendole incontrate al bar alle otto del mattino non avrei scommesso due euro su di loro, invece le ragazze hanno mostrato carattere e doti musicali di rilievo, nel segno del rock. Da seguire.

Dopo di loro l'esibizione di Massimo Varini in duo con Rossella Zanasi, cantante con i controcazzi, con una bellissima voce anche quando parla. Credo sia stata per me la scoperta più importante e mi auguro possa avere
una carriera proporzionale alle sue doti.

Come le favole che si rispettano, a un certo punto la festa finisce, i liutai iniziano a riporre gli strumenti nelle custodie e ci si saluta tutti.
Nel pomeriggio dal palco centrale l'annuncio che l'anno prossimo le tre manifestazioni nazionali della chitarra (SHG, Sarzana e Disma) confluiranno in un unico grande evento: il Guitar Expo.
Non ho capito se le manifestazioni attuali scompariranno del tutto, non ho capito se il Guitar Expo si terrà a Napoli ma temo fortemente che questa possa essere stato l'ultimo Acoustic Guitar Meeting.

Il lunedì mattina, prima di metterci in marcia, portiamo il doveroso saluto ai gestori del bar in piazzetta Firmafede (madre e figlio davvero in gamba).
Speriamo di riverderci.

PS: galleria fotografica gentilmente concessa dall'amico Stefano Aria.

Massimo