Bruce Springsteen & E-Street Band - Milano 25 Giugno 2008 - Una controcronaca

Scritto da zanocom il 27/Jun/2008 alle 02:54

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Le ragioni che mi hanno fatto decidere di andare a vedere il Boss sono state principalmente la curiosità (vorrò pure avere dei nipoti a cui raccontare qualche aneddoto stando attento alla dentiera traballante), il fatto che un amico (che molti conoscono) praticamente viva per lui, e poi vedere da vicino l'ammirazione dei fans che da mesi hanno esaurito i biglietti.

Ecco, i biglietti: è vero che erano esauriti da mesi, ma in questi eventi in cui il biglietto si compra a gennaio per il concerto di giugno, è molto probabile che qualcuno non possa poi partecipare.
Così davanti a S.Siro c'erano centinaia di biglietti in vendita il cui prezzo, con l'avvicinarsi del concerto, ha iniziato una svalutazione manco fosse la lira contro il marco tedesco.
Tanto per capirci, un ragazzo toscano mi ha offerto due biglietti a 10 euro cad. e una signora, in coda ai cancelli, si è girata di scatto e ha regalato al primo passante, un primo anello blu da 80 euro.
Alla faccia delle code e dei tutti esauriti.

Così eccoci qui ai cancelli Boss, stiamo arrivando.

 

---  Lo Stadio  ---

S.Siro è già strapieno quando arriviamo ai nostri posti, II anello blu, all'estrema destra guardando il palco.
Merda.
Non mi va di vedere il profilo di Springsteen seduto su poltroncine che ridefiniscono il concetto di lerciume.
Alla modica cifra di 50 euro cad., per inciso.
Così prendo la mia bella e ce ne andiamo verso il centro, guarderemo il concerto in piedi.
Cominciamo male, Bruce.

Mi ricordo di non amare la folla e mi interrogo per l'ennesima volta sul significato di questi maxi-eventi, in cui l'afrore di migliaia di persone acquista una propria identità.
Che senso ha vedere il palco da cento metri di distanza?
E penso a John Fogerty, due settimane prima, che a cinque passi da me, cantava Fortunate Son che ancora mi commuovo.

 

---  Il Palco  ---

Il palco è bello, c'è poco da dire.
E' un cubone alto 20 metri e largo 30, con i tubi drappeggiati di nero, posto nella solita posizione dei concerti di S.Siro, dove manca il terzo anello.
Sul palco alcuni faretti illuminano di verde e viola le zone calpestate dai musicisti.

Ai piedi di Bruce si trova una passerella che funge da transenna per il pubblico, e poi tre zone in cui la passerella entra brevemente tra la folla.
Ne vedremo delle belle.

Ai lati del palco due maxischermi rendono meno impietosa la distanza del pubblico dai musicisti.

 

---  Il Concerto  ---

Non essendo un esperto conoscitore di Springsteen rimando ai professionisti per i dettagli più tecnici.
Quando il cielo di Milano è ancora piombo chiaro la voce fuori campo introduce l'evento, mentre i maxischermi trasmettono l'immagine ripresa da una telecamera posta alle spalle del Boss.

E poi in un boato entrano i musici, vestiti di nero, e la festa ha inizio.
La musica inizia e terminerà solo dopo tre ore, per dei musicisti alla soglia dei 60 non è male (con tutto il rispetto per i sogliatori).

La formazione sul palco vede il Boss al centro, affiancato dalle tre chitarre e dal sassofono, mentre dietro troviamo batteria, piano e basso.

Alla prima nota arriva una brutta sorpresa.
L'amplificazione fa eufemisticamente cagare: il volume è basso e qualche cono deve essere andato perché il basso esce slabbrato.
Se il pubblico canta il Boss arriva a fatica.

Però lui è in forma cacchio, nonostante un riflesso sui capelli un po' troppo biscardiano, si presenta di fronte al pubblico e inizia a tirare, con la Tele in frassino.

E siamo tutti lì, i musici della E-Street e i sessantamila sugli spalti, tutti ruotano letteralmente intorno al carisma del Boss.
Dopo due note ho capito perché questo soprannome.

Dopo la prima strofa Bruce lascia il palco e si lancia tra il pubblico, tra quelli che si sono fatti ore sotto il Sole per essere più vicini a lui.
E lui li va a salutare, tutti quanti, mentre la band prosegue, e si sdraia insieme a loro.
Questa sarà la chiave di volta della serata: il Boss ha un bisogno "fisico" del suo pubblico, stringe mani, li rinfresca con la sua acqua, li bacia.

Io non ho mai visto nulla del genere, mi sono emozionato.
E mi incazzavo pensando alle "grandi rockstar" nostrane che mettono 50 picchiatori a difesa della loro divinità.
Avrebbero dovuto vedere un pezzo di storia che cantava completamente sdraiato nel suo pubblico.

Dopo la terza canzone Bruce torna tra il pubblico e prende le richieste di brani. Avete capito bene: il Boss ha estratto i brani dal pubblico e li hanno suonati alla perfezione.
Ero incredulo.

 

Il concerto ha visto un gran tiro, con un momento riflessivo a metà in cui il Boss in intima meditazione ha cantato "I'm on fire" seduto su una vecchia sedia in mezzo al pubblico che, estasiato, si limitava a battere il tempo sulle sue ginocchia.
Come si fa a raccontare la pelle d'oca di uno stadio in silenzio che non andava oltre un sussurro?

Poi siamo arrivati ai bis, che sono durati solamente mezz'ora, ed è terminato con "Twist and Shout".
Cosa rimane da dire?

Rimangono ricordi ed emozioni di una serata che per me resterà indimenticabile.
Rimarrà Nils Lofgren che ruota in estasi sull'assolo di "Because the Night",

 

Rimarranno i brividi su "I'm on fire",

 

Rimarrà il Boss che corre per tutta la fascia scivolando sulle ginocchia come un attaccante che esulta dopo il gol, rimarranno le strette di mano alla prima fila, i baci alle ragazze, la carezza a una bambino.

Ho capito la passione di chi lo segue in tutta Italia, ho capito che quello che ho sentito live è su un altro pianeta rispetto agli album, ho capito perché è Il Boss.
Non credo che andrò mai più a un concerto a S.Siro, ma se c'è Springsteen allora sarò lì in mezzo al campo.

Ho provato a descrivere qualche emozione con l'intento di non annoiare.
Spero di esserci riuscito.

Alla prossima.

Massimo