Un anno di Beatles (seconda parte)

Scritto da DanieleBazzani il 05/Nov/2010 alle 16:30

Sezione: Altro

 

“Close your eyes, and I’ll kiss you.”

•    11/04/63     From Me To You / Thank You Girl (45 giri)
•    23/08/63     She Loves You / I'll Get You (45 giri)
•    22/11/63     With the Beatles (LP)
•    29/11/63     I Want To Hold Your Hand / This Boy (45 giri)

Alcuni sostengono (pochi, per fortuna) che i Beatles del primo periodo erano abbastanza scarsi e che abbiano iniziato veramente a fare musica da Revolver in poi, ovviamente non siamo d’accordo. Basta fare un semplice ragionamento: se prendessimo i brani dei 45 giri mettendoli al posto delle cover nell’album, otterremmo uno fra i dischi più belli e importanti della storia del pop. Vogliamo giocare davvero? Ecco il nostro album se i singoli avessero fatto parte di esso, come di solito accade:

1.    She Loves You
2.    It Won't Be Long
3.    From Me To You
4.    All I've Got to Do
5.    All My Loving
6.    Hold Me Tight
7.    I Want To Hold Your Hand
8.    This Boy
9.    Little Child
10.  Not a Second Time
11.  Don't Bother Me
12.  Thank You Girl
13.  I Wanna Be Your Man
14.  I'll Get You

Ecco che “A Hard Day’s Night” non sarebbe più il primo album tutto di originali!
Torniamo seri.

Si può pensare ciò che si vuole, ma fra Aprile e Agosto 1963, nel mondo della musica pop, è cambiato tutto, e per sempre. “From Me To You” e “She Loves You” trasformano in maniera significativa la forma canzone: oggi ascoltiamo musica di ogni tipo e a certe modifiche si fa meno attenzione, ma quello che è accaduto grazie a loro è ora molto evidente. Sia chiaro, non sono stati i primi a scrivere canzoni, grandi compositori ci sono stati prima e dopo, per nostra fortuna, ma nel 1963 canzoni come quelle appena citate erano destinate a sconvolgere tutto.

Con questa seconda puntata inizia l’assegnazione arbitraria di questo o quel 45 giri ai vari LP. In effetti il singolo “From Me To You/Thank You Girl” è molto più vicino a Please, Please Me che a With The Beatles (uscì solo un mese dopo!) ma per loro e quindi per noi è come se iniziasse una nuova era, finito un lavoro si inizia subito a pensare al successivo.

E in effetti proprio “From Me To You” è un passo avanti dal punto di vista compositivo: i ragazzi crescevano in fretta, e si sentiva. Sono più… Beatles, se ci passate il termine. George Martin aveva deciso di mettere sotto pressione i ragazzi chiedendo loro di produrre un singolo da #1 in classifica ogni tre mesi, il risultato fu la pubblicazione di una dozzina di dischi in sette anni, più numerosi 45 giri. Pensare solo ai numeri è già abbastanza imbarazzante!

 

 

“From Me To You” ha una semplice struttura armonica all’interno della quale sono miscelati in maniera sapiente vari elementi: il brano è in Do maggiore ma con il più classico dei II°/V°/I° (Solm/Do7/Fa) si passa sul Fa, appunto; il Re maggiore guida poi verso il Sol e il Sol5+ ci riporta a casa. In mezzo c’è un accordo di settima dominante “fuori posto” se così vogliamo dire (sul IV° grado anziché sul V°), quel Fa7 in corrispondenza delle parole “Just call on me” che conferisce al passaggio un sapore “bluesy” molto amato dai quattro, soluzione spesso utilizzata da Lennon-McCartney (vedi sotto).

La potenza di “She Loves You”, che iniziava dal ritornello con la forza devastante di tre semplici parole d’amore gridate al mondo e accompagnate dall’intercalare più usato nella storia del ‘900, quello “Yeah” che negli anni ha assunto le forme più differenti, ha cambiato non solo le carte in tavola, ma le regole stesse del gioco. La struttura armonica in Sol è semplicissima, ma il Do minore che precede il Re a lanciare prima il riff di chitarra e poi il ritornello è assolutamente perfetto; per non parlare della frase di Harrison, suonata sulla pentatonica Blues (quindi minore) di Sol, mentre la band sta suonando tutto tranne che un blues! Fantastico. Scrivere canzoni di successo dopo questa è stato diverso.

 

 

Un altro elemento che ci fa capire quanto siano sottovalutate alcune loro composizioni del primo periodo viene da un esempio molto vicino a noi, il bellissimo film “Across The Universe” di Julie Taymor: la scelta di due brani da molti ritenuti minori come “It Won’t Be Long” e “Hold Me Tight”, messi in bocca a Evan Rachel Wood e arrangiati come pop-songs di oggi, dimostrano quanto i Fab Four fossero avanti rispetto al loro tempo; le due canzoni (anche grazie al giusto inserimento nel film) hanno una potenza devastante, e se fossero state scritte oggi e suonate da una band di ragazzini ci chiederemmo chi diavolo sia l’autore.

La prima (che apre l’album With The Beatles) inizia anche questa con il ritornello, a dimostrazione di quanto certe scelte non fossero casuali, e la seconda ha una struttura semplice con gli accordi di Fa/Sib/Sol/Do tutti di settima dominante! La ritmica di Lennon è quella spesso usata nel rock’n’roll con un power chord e il mignolo che suona la terza minore-maggiore che si sposta sul basso, ma gli accordi sono di settima come nel blues, e ancora una volta questo elemento è usato in parte fuori contesto. E analizzando la struttura armonica ci si rende conto che anche la parte B è tutto fuorchè scontata: la progressione di accordi Fa/Lab/Fa/Sib/Solm/Sol/Do7 è un continuo entrare e uscire dalla tonalità, a dimostrazione di quanto i ragazzi cominciassero a giocare con la musica.

In esclusiva per Laster

Se pensiamo che George Harrison era appena ventenne il suo contributo chitarristico inizia a farsi sentire: dalla bella frase con suono "twang" su "It Won't Be Long" si passa al celebre assolo di "All My Loving", nel quale tira fuori le influenze che Chet Atkins ebbe su di lui, il solo è infatti suonato non a note singole ma con un arpeggiato suonato con tecnica mista che sfrutta forme degli accordi e intervalli di sesta, abbastanza intricato da riprodurre ancora oggi. Ma la canzone in questione, che possiamo considerare la miglior composizione dei Beatles fino a quel momento, si avvale anche della ritmica terzinata di John Lennon, che Davide Canazza analizza più avanti.

Di "Till here Was You" scriviamo su fingerpicking.net ma di "Roll Over Beethoven" possiamo invece dire che Harrison aveva imparato la lezione di Chuck Berry alla perfezione: chiunque si sia confrontato con il rock'n'roll sa bene quanto sia complicato costruire un assolo in quello stile, e Beatle George si tira fuori dai guai in maniera eccellente, suonando note singole e bicordi risultando mai scontato, pagando così un tributo enorme al chitarrista di Saint Louis autore del brano.

L’amore della band per il nuovo eccitante genere musicale era noto, del resto Beatle John disse: ”Se cercaste un altro nome da dare al R’n’R dovreste chiamarlo Chuck Berry”.

Su "I Wanna Be Your Man" George dimostra una volta di più quanto fosse lontano da certi "schemi" chitarristici che si ripetono ormai da sempre, il suo fraseggio sempre alla ricerca di soluzioni nuove (e Pop, sottolineiamo noi) lo ha fatto spesso valutare come un musicista atipico e quindi poco brillante, semplicemente perchè copiare i suoi licks non ci viene così facile come possiamo fare con quelli di Eric Clapton o Jimi Hendrix.

Resta il fatto che ciò che egli suona è sempre perfettamente funzionale alla canzone. E va detto che la canzone è il loro modo di dare nuovi spunti alla musica con cui erano cresciuti, provate a immaginare una band di oggi tipo i Green Day alle prese con questo brano, ne sentiremmo delle belle!

E cosa dire di “I Want To Hold Your Hand” (uscita una sola settimana dopo il 33 giri!) se non che si basa anche’essa sul ritmo incalzante del r’n’r arrivando però alle nostre orecchie in maniera così nuova e fresca? L’analisi della parte armonica evidenzia quello stesso II°/V°/I° che porta da Sol (tonalità) a Do (modulazione) mostrando un meccanismo già sfruttato su “From Me To You”.
A conclusione del discorso possiamo quindi notare come molti dei brani analizzati in questa occasione si possano considerare dei rock’n’roll travestiti, “Little Child” ne è un ulteriore esempio da aggiungere ai precedenti.

(leggete il resto su f.net)

I Pensieri di Winston

di Davide Canazza

Mentre in Inghilterra usciva With the Beatles, il 22 novembre 1963, negli Stati Uniti accadeva uno dei fatti più gravi e tristi della loro giovane storia: veniva assassinato il Presidente John Fitzgerald Kennedy.

Ma ben presto i giovani americani avrebbero dimenticato questo triste episodio e sarebbero stati invasi dalle note dei quattro di Liverpool che, alla fine di dicembre, scaleranno le classifiche statunitensi con il singolo "I Want To Hold Your Hand."

With the Beatles e i singoli ad esso contemporanei rappresentano un punto di svolta, nonostante l'album sia spesso considerato un LP di transizione: è il passaggio che consacra definitivamente i Beatles in patria e in Europa e sfonda loro le porte del continente americano.

Già da questo lavoro emergono le potenzialità musicali dei quattro, la voglia di esplorare e di scoprire nuove sonorità, altri strumenti aldilà delle chitarre, del basso, dell'armonica a bocca e del set standard di batteria.

Nelle composizioni originali c'è maturità, Harrison esordisce come autore di "Don't Bother Me", un pezzo che non sarebbe stato fuori luogo nella colonna sonora di Pulp Fiction! Ma anche le cover, ben 6 su 14, sono scelte ed eseguite con attenzione e gusto sopraffino.

In esclusiva per Laster

"All My Loving" è ancora oggi uno dei pezzi più amati ed eseguiti dal suo autore, Paul McCartney. Ma anche qui troviamo uno dei marchi di fabbrica di Lennon: la chitarra ritmica esegue, nella strofa, un accompagnamento terzinato, con cambio di accordo ad ogni battuta, che conferisce alla canzone una sua caratterizzazione unica e imprescindibile.

In "Roll Over Beethoven" John esegue il classico accompagnamento alla Chuck Berry (lui lo definiva chunka-chunk). Da notare, sul finire del giro, l'inversione degli accordi di IV e V rispetto alla consecutio standard del blues (e rock'n'roll).

Lo stile ritmico del celebre chitarrista di St. Louis è ripresa, anche se solo in parte, in "I Want To Hold Your Hand", brano con dinamiche molto accentuate, dove si alternano ritmiche tipiche del rock'n'roll ad arpeggi soft da ballata.

In "Hold Me Tight" inizia la sperimentazione sonora: Lennon utilizza sulla sua chitarra ritmica uno dei primi Fuzz, il Maestro by Gibson, come dimostrano alcune foto relative alle session del periodo (e dall'ascolto delle varie takes in fase di registrazione). L'effetto passa invece a George in "Money".

John fa ampio uso del tremolo del suo AC30 in "Don't Bother Me" (in cui suona anche un tamburello) e nella ritmica di "I Wanna Be Your Man" dove, in fase di sovraincisione, suona anche l'organo Hammond.

Il video analizza le ritmiche di "All My Loving".

   

 (leggete il resto su f.net)

“Ho suonato con John Lennon”

di Rod Davis

Abbiamo la fortuna di poter condividere con voi i pensieri di Rod Davis, membro originale dei Quarrymen, la band con cui John Lennon iniziò la sua carriera. Rod è parte della celebre foto in bianco e nero in cui si vede un imberbe Lennon guidare la giovane band in cui Davis suonava il banjo. Oggi il musicista inglese gira il mondo con i riformati Quarrymen e ci porta indietro nel tempo a quando tutto ancora doveva iniziare.

Ciao Rod, intanto grazie per il tuo contributo, ci vuoi raccontare le tue sensazioni riguardo a ciò che succedeva in quei giorni, perché non ci parli dello Skiffle e di come quella musica si sia evoluta nel Beat?

Alla fine del 1955 la Decca pubblicò un 78 giri con due brani del Lonnie Donegan Skiffle Group, "Rock Island Line" e "John Henry". IL gruppo era una branca della Chris Barber Band che suonava jazz di New Orleans, i membri del gruppo erano: Donegan alla voce e alla chitarra (di solito suonava il banjo nel band completa), Beryl Bryden alla washboard (era la vocalist femminile della band) e lo stesso Chris Barber al basso (di solito suonava il trombone). Le due tracce erano prese da un LP del 1954 intitolato "New Orleans Joys" . La Decca pubblicò tutti i brani come singoli, e i due in questione furono gli ultimi ad uscire.

 

 

Verso la fine del 1955 “Rock Island Line” divenne piuttosto famosa e arrivò in cima alle classifiche inglesi nel gennaio del 1956. Ho un biglietto strappato del 1° Gennaio 1956 per il Liverpool Empire Thatre dove Lonnie Donegan suonò con la Chris Barber Band. Lo skiffle iniziava ad avere un impatto piuttosto forte sui giovani inglesi. Ricordo ancora di aver ascoltato il brano per la prima volta nella macchina di mio padre davanti a un negozio di dischi, pensai subito che il sound era fantastico, molto meglio di qualsiasi cosa avessi ascoltato fino a quel momento.

"Rock Island Line" ebbe lo stesso effetto su migliaia di giovani inglesi, molti furono ispirati a suonare la chitarra o il banjo e formare la loro proprai band di skiffle. Chas McDevitt, lui stesso leader di una famosa skiffle band, nel 1956 ci furono più rapine a negozi di strumenti che a gioiellerie, con i ragazzi disposti a tutto pur di avere una chitarra!

John Lennon, Eric Griffiths e io fummo tra quelli colpiti dalla nuova mania. Eric e John comprarono due chitarre molto economiche (prima della celebre Gallotone di John, che fu quindi la sua seconda chitarra) e andarono a lezione da un insegnante per imparare a suonarle. Capirono subito che l’insegnante voleva che imparassero la musica, mentre tutto ciò che loro volevano al tempo era imparare qualche accordo per suonare. Julia, la mamma di John, suonava il banjo in Sol e suggerì loro di accordare le chitarre nello stesso modo per potergli mostrare qualche accordo, e loro lo fecero.

 

 

Avevo uno zio che suonava con un gruppo in Galles e un suo amico vendeva una chitarra e un banjo, quando lo seppi la chitarra era stata venduta, così comprai il banjo. Il giorno dopo andai alla Quarry Bank School e incontrai il mio amico Eric, dicendogli del banjo, lui mi chiese se volevo suonare in un gruppo con John Lennon, Pete Shotton, Eric stesso e un certo Bill Smith al basso fatto con la scatola del the. Ne fui lusingato e imparai in fretta a suonare i primi accordi a orecchio, gli altri dovevano aver già iniziato da un po’ perché sapevano suonare alcune canzoni.

Il repertorio era preso dal nostro eroe Lonnie Donegan e da quello di altri gruppi del momento come quelli di Chas McDevitt e Bob Cort. Era spesso difficile capire tutte le parole delle canzoni visto che eravamo molto giovani (io avevo 14 anni quando si formarono i Quarrymen, John aveva un anno più di me). Così ascoltavamo la radio cercando di copiare le parole. Questo significava diversi tentativi in giorni diversi e non avevamo sempre successo, così John riempiva i buchi con parole sue che andavano bene.

Imparammo presto che i tre accordi che andavano bene per lo skiffle erano adatti al rock’n’roll, e così un numero sempre crescente di brani in questo stile entrarono nel nostro repertorio. La band cambiò formazione quando Bill Smith lasciò per la pressione del padre che voleva si impegnasse di più a scuola, fu rimpiazzato da Len Garry che veniva dalla stessa scuola di Paul McCartney e George Harrison. Ingaggiammo anche un batterista, Colin Hanton, un paio d’anni più grande di noi.

Colin era un apprendista tappezziere, e quindi con il suo salario fu in grado di acquistare a rate una batteria a buon mercato dalla bottega del famoso negozio di Frank Hessy a Liverpool. Colin amava il jazz e per questo motivo aveva comprato la batteria, nonostante lo conoscessi da dieci anni fu Eric a scoprire che aveva lo strumento e lo invitò a unirsi al gruppo.

(fine prima parte)

Daniele Bazzani

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