Dave Matthews Band - Live report Lucca

Scritto da AlexUnder il 09/Jul/2009 alle 02:00

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L'antefatto: il nuovo album.

Pubblicato ad inizio giugno, il settimo lavoro in studio della band di Charlottesville Big Whiskey and the Groogrux King è un album dedicato integralmente allo sfortunato compagno di mille concerti, a distanza di 4 anni dal precendente Stand Up che ha lasciato un po' tiepidini anche i fan più accaniti.

Il nuovo full-length ci riporta indietro nel passato con brani energici, molto più rock e con la presenza quasi fissa della chitarra elettrica. Un album molto accattivante e tra i migliori mai pubblicati dalla DMB che ha dato nuovo stimolo e linfa vitale; un perfetto addio e un nuovo inizio.

Tralasciando una vera recensione di questo cd, di cui caldeggio l'acquisto, non potevo invece ignorare le intenzioni della band, soprattutto alla luce della massiccia presenza nella set list live di brani estratti proprio da quest'ultimo: ben 8 su 12, che hanno dato una ulteriore luce a brani che su cd potrebbero sembrare poco dinamici.

Come le due splendide ed energiche opener Shake Me Like a Monkey e Funny The Way It Is (primo singolo dell'ultimo album) per poi passare a quella che preferisco nella versione live: Why I am, straordinaria e potentissima, e la malinconica e struggente Dive In, che dal vivo rende a perfezione il senso di delicatezza e gentilezza che nel lavoro da studio non riesce a trasmettere appieno; perdono invece brani come Spaceman e Alligator Pie, unici nei di un live altrimenti perfetto.

I classici.

Il concerto si apre con Don't Drink The Water, brano celebre per il duetto con Alanis Morissette e per essere l'opener dello straordinario Live at Central Park. Band, la DMB, unica a riempire il centro di NYC con oltre 300 mila spettatori sulle orme dello straordinario concerto di Paul Simon; live, quest'ultimo, immancabile per gli amanti di questa band, da leggere come consacrazione per un combo secondo solo ai Rolling Stones per numero di spettatori in tour(circa 12 milioni) sono negli States, con oltre 30 milioni di dischi venduti!

Incredibilmente snobbati nel vecchio continente, lo sono stati soprattutto (manco a dirlo) nella nostra Vecchia Italia. Italia che però è stata capace, nella sua immensa ignoranza, di lasciare ad una petizione firmata on line sul sito della community italiana Con-Fusion, il compito di riportare la band della Virginia dal vivo qui da noi! Motivo per cui perdono a tutto il fan club la mossa non bellissima di entrare prima dei comuni mortali ed occupare tutto il sotto palco, cosa che non mi era mai capitata in vent'anni di live, ma va bene lo stesso, senza di loro non sarei qui a raccontarvi uno dei più bei live della mia vita! ;)

Ants Marching (forse il vero inno della band) a chiudere il primo set e  Jimi Thing, sono stati purtroppo gli unici estratti dall'album d'esordio: Under the table and dreaming, il mio preferito! Un must da avere e riascoltare mille e più volte per capire appieno la genialità di questa band, per poi scoprire quanta influenza ha saputo trasmettere dall'anno di pubblicazione 1994 ad oggi, soprattutto sulla musica d'oltre oceano.

 

 

Passiamo quindi ad Everyday, dall'album omonimo rischiesta a gran voce dal pubblico e concessa dalla band; non era in scaletta, con un'esecuzione praticamente favolosa, a dimostrazione che a questi livelli non serve provare nulla. Quindi dall'album Crash(1996) la monumentale Two steps dove la band non si risparmia in una infinita e spettacolare jam che, in teoria, avrebbe dovuto chiudere il concerto.

Ma dopo tre ore il buon Dave sembrava non averne ancora abbastanza, tanto da regalarci un brano solo voce e chitarra acustica molto delicato: Rye Whiskey per poi chiudere con l'energia e l'allegria di Rapunzel, celebre brano d'apertura dell'album Before these crowded streets, album che li ha consacrati nell'olimpo della musica USA nel '98.

Gli assoli e le Jam

Famosi soprattutto per il loro darsi al 100% dal vivo e per il trasformare ogni brano in modo diverso ad ogni set, anche a Lucca la DMB non si è risparmiata! La struttura delle jam è tipicamente jazz oriented, non solo nelle sonorità e nelle immense capacità tecniche del combo, quanto nella struttura del "passarsi la palla" nei soli ed avere un unico denominatore come "pedale" o trascinatore delle improvvisazioni: il batterista Carter Beauford, colui che negli ultimi 15 anni viene considerato tra i più grandi ed innovativi batteristi al mondo.

 

 

Ogni brano, per quanto semplice, lui riesce a trasformarlo sradicandolo dalla sua versione originale, ponendo accenti e repentini cambi ritmici inattesi che anzichè far perdere l'ascoltare, lo trascinano in continuazione; trasformando il ripetersi spesso infinito dei giri accordali della band, in pieno stile cantautoriale del buon Dave, in brani inattesi, pazzeschi, assolutamente geniali. Per farmi capire meglio: immaginate che alle spalle di Bob Dylan ci fossero stati John Bonham e Steve Vai, ecco quello che vedo io in Beauford, un immenso musicista, un vero genio del suo strumento. Che ha meritato tantissime ovazioni e tanta gioia quando alla fine ha lanciato a tutti una camionata di bacchette! (avrà una falegnameria! :)

La Band!

Come non parlare ovviamente di tutti gli altri? Su tutti ovviamente il buon Dave, bellissima voce, senza un minimo di calo dopo oltre 20 pezzi cantanti al massimo, chitarrista acustico preparato e preciso, senza mai invadere lo spazio degli altri, ha sfoggiato due Taylor delle quali ha devastato spesso le corde, con un suono prettamente da piezo molto compresso sullo strumming. Spettacolari però le parti in fingerpicking con il cantato girato rispetto agli arpeggi, davvero una notevole indipendenza mentale!

Passiamo alla sezione fiati con lo straordinario sassofonista Jeff Coffin e il monumentale (anche per la stazza) Rashawn Ross alla tromba, quindi Tim Reynolds alla chitarra elettrica, già conosciuto ai fan per il doppio live con il solo Dave di qualche anno fa, che ha sfoggiato un LP nero stupendo per le parti più bluesy/rock ed una favolosa Flying V rossa con venature in luce da leccarsi i baffi, oltre ad un strato nera con ponte Wilkinson.

Da notare che per assurdo ha utilizzato una testata Mesa Dual Rectifier, che solitamente sono abituato a vedere su palchi decisamente metal oriented, anche se i suoni li faceva dalla pedaliera, da distanza ho riconosciuto solo il verde del Ts-9, ma qualche fuzz lo dovrebbe avere.

Comunque ottimo chitarrista, soprattutto nelle parti slide, magari un pelo fuori posto nei soli improvvisati dove, per star dietro a quella macchina da guerra di Carter, ne usciva un po' con le ossa rotte nel tentativo di abbozzare tecniche da shredder in cui è effettivamente poco avvezzo, rispetto ad uno stile più squisitamente melodico. Notevole però allo slide, un vero signore!

 

 

Terminiamo con il talentuoso violinista Boyd Tinsley, che ho purtroppo visto un po' giù di tono rispetto ai molti live reperibili anche su cd (i famosi live Trax). Da un lato per via di una scaletta in cui erano presenti molti brani dell'ultimo cd, dove effettivamente si può notare rispetto al passato un notevole calo di parti di violino, anche solista. Dall'altro per la presenza della chitarra elettrica che, secondo me, ha tolto troppe parti solistiche a Boyd che a lungo ho visto in disparte e quasi annoiato. Peccato, nonostante il mio essere chitarrista, avrei preferito di gran lunga lasciare più spazio al violino, caratteristica unica della DMB, lasciando l'elettrica solo per le parti più rock oriented.

Infine lo strepitoso Stefan Lessard, bassista virtuoso e preciso, impeccabile nell'assecondare le improvvisazione del funambolico batterista. Sapiente tocco, precisione e un ottimo utilizzo di effetti con i quali crea delle atmosfere incredibili.

L'unico dilemma.

Ma che ci stava a fare quel pischello di Jury, fresco uscito dalla telenovela musicale X-Factor come opener di un concerto del genere? Un ulteriore e lampante caso di ignoranza spaventosa della macchina discografica italiana, resasi capace non solo di lasciare ai fan il compito di chiamare a suonare in Italia la Dave Matthews Band, ma di dimostrare la propria incredibile stupidità anche negli intenti, presentando ad un pubblico ultra competente e musicalmente preparato un giovane virgulto dell'osceno pop italico, lasciandolo alla mercè di fischi (inevitabili) e della pochezza della nostra musica. Poverino il ragazzo, non ce l'ho neanche con lui, non riesce neanche a comprendere l'onore che gli hanno dato, magari non conoscendo neanche chi fosse Dave, come del resto quei "Manager" che ce l'hanno piazzato su quel palco....; che tristezza infinita!

Set List

1. Don't Drink The Water
2. Shake Me Like a Monkey
3. You Might Die Trying
4. Seven
5. Funny The Way It Is
6. So Damn Lucky
7. Everyday
8. Crash Into Me
9. #41
10. Spaceman
11. Cornbread
12. Lying In The Hands Of God
13. Jimi Thing
14. Why I Am
15. The Dreaming Tree
16. Alligator Pie
17. Ants Marching
(Primo Bis)
18. Gravedigger
19. Dive In
20. Two Step
(Secondo Bis)
21. Rye Whiskey
22. Pantala Naga Pampa/Rapunzel

Sperando che il pubblico italiano impari a conoscere questa straordinaria band, dalla mia non posso far altro che annoverare il concerto di Lucca tra i miei preferiti in assoluto, di quelli che non ti scordi neanche dopo 20 anni! Sperando possano tornare presto dal vivo dalle nostre parti e che magari ci facciano un regalo di questa data; trasformandolo in uno dei loro Trax, i live semiufficiali dei loro concerti preferiti.

Lunga vita alla Dave Matthews Band!

AlexUnder